Facciamo chiarezza: il social engagement a 2 velocità
Come immaginavo la rete si è scatenata alla recente dichiarazione di Mark Zuckerberg sul tanto discusso pulsante “non mi piace” e quanto questo possa influire sul social engagement. Per realizzare questo post ho aspettato qualche settimana, è stato fondamentale per analizzare a freddo tutta la questione.
Come al solito mi tirerò fuori dal coro dei classici social media specialist, e ti spiegherò come mai Facebook non introdurrà mai un tasto “non mi piace” preferendo invece altre opzioni più logiche ed adatte allo stile del social in blu.
La premessa da cui voglio partire è la seguente: su Facebook il legame che crea la rete di utenti è l’amicizia.
Per Mark non hanno senso concetti come follower o contatto (tipici invece dell’esperienza di Twitter e LinkedIn): su Facebook sei amico, o al massimo fan nel caso di un personaggio pubblico o un’azienda.
Perché quindi gli utenti si ostinano a chiedere il tasto “non mi piace”? Semplicemente perchè manca una solida conoscenza dello strumento: pochissimi usano gli strumenti di visibilità [vedi immagine] affidandosi solamente agli algoritmi automatici come l’edge rank ed il post rank.
![[cml_media_alt id='1101']Strumenti visibilità Facebook[/cml_media_alt]](http://www.kobral.com/wp-content/uploads/2015/09/Schermata-2015-09-18-alle-12.36.22.png)
Lo strumento per indicare a facebook se un post deve essere visibile o meno sulla nostra bacheca. Tramite questo strumento è possibile impedire la visibilità alla persona che pubblica, al creatore del contenuto o alla tipologia dei contenuti.
Io ad esempio cerco di limitare la visibilità e la mia relativa perdita di tempo ai post che non mi interessano. Con un po’ di tempo Facebook ha capito cosa deve mostrarmi e, soprattutto, chi deve mostrarmi, rendendo più leggere le mie giornate ed ottimizzando il mio tempo su Facebook.
Ma torniamo alla questione principale: il tasto non mi piace.
Secondo gli assiomi presenti nella filosofia (e soprattutto nel codice) di Facebook, le relazioni hanno un punteggio di visibilità maggiore (o uguale) a zero.
Il tasto “non mi piace” metterebbe il post nella situazione di avere un possibile punteggio di visibilità negativo, il che non avrebbe senso all’interno dell’interno sistema, anzi creerebbe un vero e proprio paradosso: un engagement negativo significherebbe “mancanza di amicizia” o peggio “odio” tra utenti.
Facebook mai permetterà una cosa simile.
Quello che invece verrà creato è un Social Engagement a due velocità. Provo a spiegarlo da un banale punto di vista matematico per dare meglio l’idea.
Chi lavora con Facebook sa che è molto più facile ricevere like che commenti, a meno di non influenzare il pubblico “hackerando il sistema” come ha fatto il Gianni nazionale.
Questa situazione mette gli sviluppatori del social nella condizione di valutare diversamente i pesi di visibilità di un post, ad esempio:
- un contenuto che riceve 100 like sarà certamente meno visibile di un post con 100 commenti
- un contenuto che riceve 100 commenti sarà certamente meno visibile di un post con 100 condivisioni
In questa situazione sappiamo quindi che all’interno di Facebook il valore delle azioni è in misura:
LIKE<COMMENTI<CONDIVISIONI
Inserendo il nuovo pulsante, che attenzione, potrebbe presto rivelarsi una nuova categoria di pulsanti come: “mi dispiace” e “sono felice per te” la nuova struttura dei valori di interazione diventerebbe:
“MI DISPIACE”<LIKE<COMMENTI<CONDIVISIONI
Verrebbe quindi a crearsi un social engagement a 2 velocità che potremmo definire “engagement passivo” e “engagement attivo”.
Il passivo sarebbe composto dalle interazioni “a pulsante”, in cui i fan/amici esprimono un’opinione personale.
L’engagement attivo, composto invece dai commenti e dalle condivisioni, avrebbe un peso maggiore, in quanto gli utenti ci metterebbero la faccia.
Con questa soluzione Facebook potrebbe limitare moltissimi contenuti di tipo “spam” che ricevono tante interazioni passive. Una vera e propria rivoluzione, che contribuirà in maniera non indifferente al miglioramento della piattaforma.
E tu sai quanto vale il tuo social engagement? Iscriviti gratis a Kobral cliccando qui per scoprirlo!
Facciamo chiarezza: il social engagement a 2 velocità
Come immaginavo la rete si è scatenata alla recente dichiarazione di Mark Zuckerberg sul tanto discusso pulsante “non mi piace” e quanto questo possa influire sul social engagement. Per realizzare questo post ho aspettato qualche settimana, è stato fondamentale per analizzare a freddo tutta la questione.
Come al solito mi tirerò fuori dal coro dei classici social media specialist, e ti spiegherò come mai Facebook non introdurrà mai un tasto “non mi piace” preferendo invece altre opzioni più logiche ed adatte allo stile del social in blu.
La premessa da cui voglio partire è la seguente: su Facebook il legame che crea la rete di utenti è l’amicizia.
Per Mark non hanno senso concetti come follower o contatto (tipici invece dell’esperienza di Twitter e LinkedIn): su Facebook sei amico, o al massimo fan nel caso di un personaggio pubblico o un’azienda.
Perché quindi gli utenti si ostinano a chiedere il tasto “non mi piace”? Semplicemente perchè manca una solida conoscenza dello strumento: pochissimi usano gli strumenti di visibilità [vedi immagine] affidandosi solamente agli algoritmi automatici come l’edge rank ed il post rank.
Lo strumento per indicare a facebook se un post deve essere visibile o meno sulla nostra bacheca. Tramite questo strumento è possibile impedire la visibilità alla persona che pubblica, al creatore del contenuto o alla tipologia dei contenuti.
Io ad esempio cerco di limitare la visibilità e la mia relativa perdita di tempo ai post che non mi interessano. Con un po’ di tempo Facebook ha capito cosa deve mostrarmi e, soprattutto, chi deve mostrarmi, rendendo più leggere le mie giornate ed ottimizzando il mio tempo su Facebook.
Ma torniamo alla questione principale: il tasto non mi piace.
Secondo gli assiomi presenti nella filosofia (e soprattutto nel codice) di Facebook, le relazioni hanno un punteggio di visibilità maggiore (o uguale) a zero.
Il tasto “non mi piace” metterebbe il post nella situazione di avere un possibile punteggio di visibilità negativo, il che non avrebbe senso all’interno dell’interno sistema, anzi creerebbe un vero e proprio paradosso: un engagement negativo significherebbe “mancanza di amicizia” o peggio “odio” tra utenti.
Facebook mai permetterà una cosa simile.
Quello che invece verrà creato è un Social Engagement a due velocità. Provo a spiegarlo da un banale punto di vista matematico per dare meglio l’idea.
Chi lavora con Facebook sa che è molto più facile ricevere like che commenti, a meno di non influenzare il pubblico “hackerando il sistema” come ha fatto il Gianni nazionale.
Questa situazione mette gli sviluppatori del social nella condizione di valutare diversamente i pesi di visibilità di un post, ad esempio:
In questa situazione sappiamo quindi che all’interno di Facebook il valore delle azioni è in misura:
LIKE<COMMENTI<CONDIVISIONI
Inserendo il nuovo pulsante, che attenzione, potrebbe presto rivelarsi una nuova categoria di pulsanti come: “mi dispiace” e “sono felice per te” la nuova struttura dei valori di interazione diventerebbe:
“MI DISPIACE”<LIKE<COMMENTI<CONDIVISIONI
Verrebbe quindi a crearsi un social engagement a 2 velocità che potremmo definire “engagement passivo” e “engagement attivo”.
Il passivo sarebbe composto dalle interazioni “a pulsante”, in cui i fan/amici esprimono un’opinione personale.
L’engagement attivo, composto invece dai commenti e dalle condivisioni, avrebbe un peso maggiore, in quanto gli utenti ci metterebbero la faccia.
Con questa soluzione Facebook potrebbe limitare moltissimi contenuti di tipo “spam” che ricevono tante interazioni passive. Una vera e propria rivoluzione, che contribuirà in maniera non indifferente al miglioramento della piattaforma.
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